Spesso mi fermo a pensare a quando ero seduto in un banco di scuola oramai un po’ di anni fa e come le cose non siano poi molto cambiate da allora. Questo è preoccupante pensando a come si è evoluta la società e le nuove generazioni.
La scuola italiana è vecchia e il nostro paese non sembra molto interessato ad investire e innovarla.
Lo Stato nasce per offrire ai cittadini i servizi necessari al benessere collettivo e in particolare l’istruzione.
Dopo molti governi e diverse legislature si è iniziato a parlare della necessità di puntare sulla istruzione e sulla scuola ma poi come spesso accade le parole non danno seguito a fatti e azioni concrete.
Le strutture avrebbero bisogno di una manutenzione massiccia, il livello informatico e tecnologico è molto basso e il corpo docente poco coinvolto e motivato.
Il dirigente scolastico non ha i poteri per gestire al meglio le sue risorse e spesso non si crea un clima collaborativo e migliorativo.
Un gruppo sociale funziona solo se ha degli obiettivi comuni e se è coeso nel raggiungerli.
Nel momento in cui un docente non si integra e pensa semplicemente a fare il minimo sindacabile non ci possiamo lamentare se il livello qualitativo della scuola è basso.
Il ruolo che un docente ricopre ha una importanza sociale, motivazionale e psicologica fondamentale per l’evoluzione dei giovani.
Chi non crede di poter influenzare la crescita e il futuro delle generazioni future dovrebbe avere il coraggio di lasciare.
È troppo facile scaricare sullo Stato e sugli studenti la scarsa motivazione o impegno.
Ogni educatore ha il dovere morale di provare a toccare il cuore e la testa dei ragazzi cercando di trasmettere non solo nozioni ma una parte di se.